pitagora: matematico, filosofo o nutrizionista?

Pitagora, nato a Samo nel 580 a.C., è conosciuto soprattutto per il suo celebre teorema. E' un filosofo della natura che basa l’universo su punti e numeri (uniti nella scienza dell’aritmogeometria), della matematica è inoltre considerato il padre perché ne introduce molti concetti fondamentali. La sua filosofia ha caratteristiche simili a quelle tipicamente orientali: è considerato come una sorta di profeta che nessuno osa mettere in discussione e professa la dottrina della metempsicosi, derivata probabilmente dal culto greco dell’orfismo, che sostiene il passaggio, dopo la morte, dell’anima dal proprio corpo ad un altro.

Secondo la tradizione, Pitagora segue una dieta particolare: non mangia carne e fave; a pranzo mangia miele, a cena pane di miglio, focaccia e legumi bolliti o crudi. A lui stesso è attribuito questo pensiero: «Astenetevi oh mortali, dal contaminarvi il corpo con pietanze empie! Ci sono i cereali, ci sono frutti che piegano con il loro peso i rami, grappoli d’uva turgidi sulle viti. Ci sono verdure deliziose, ce ne sono di quelle che si possono rendere più buone e più tenere con la cottura. E nessuno vi proibisce il latte e il miele che profuma di timo. La terra generosa vi fornisce ogni ben di dio e vi offre banchetti senza bisogno di uccisioni e sangue», possiamo pertanto considerare Pitagora ed i suoi seguaci dei vegetariani.

Secondo alcuni, questa scelta di Pitagora è legata alla dottrina della metempsicosi che, nonostante veda il corpo come la prigione dell’anima, sostiene che uccidere o mangiare un animale corrisponda ad uccidere o mangiare un uomo; a riguardo si racconta che lui stesso abbia fermato un contadino che stava bastonando un cane perché sosteneva di aver riconosciuto la voce dell’animale come quella di un suo amico.

Egli vieta di mangiare fave e perfino di toccarle; riguardo alle motivazioni di questo bizzarro divieto ci sono diverse interpretazioni, alcune addirittura contrastanti come quella di Aristosseno, convinto che Pitagora mangi fave in abbondanza perché le considera lubrificanti e lassative; le fave sono evitate dal filosofo perché piante magiche, che racchiudono potenze misteriose e cosmiche, appartenenti alle divinità, che punirebbero chi osasse cibarsene.

Secondo Aristotele, invece, le fave erano scansate perché i democratici con queste eleggevano i rappresentanti del popolo; una teoria più pragmatica sostiene che, forse, in quel periodo le fave non erano semplicemente ritenute buone da mangiare, infatti vennero sostituite dal grano subendo così un declassamento e diventando quindi cibo rozzo per sfamare gli uomini più poveri e gli animali e un simbolo, per gli aristocratici, di grossolanità e immoralità.

L’alimentazione di Pitagora, come abbiamo visto, è molto particolare, segue, infatti, curiose regole, ma è allo stesso tempo innovativa perché, nonostante egli sia vissuto più di duemila anni fa, propone una sorta di vegetarianismo, posizione questa oggi molto di moda.

Fonti: www.utenti.quipo.it
www.dichesegnosei.it
www.larosanelbicchiere.it

scritto e impaginato da Virginia Giraldi

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